Tre tecnologie innovative per limitare l'inquinamento da plastica
L'inquinamento derivante dall'utilizzo della plastica è diventato un problema sempre più urgente e diffuso a livello globale. La plastica è infatti un materiale molto versatile che per questo oggi viene ampiamente utilizzato in tantissimi ambiti diversi tra loro. Come è ormai purtroppo ben risaputo però la sua produzione e il suo smaltimento hanno conseguenze molto negative sull'ambiente e sulla salute umana. Negli ultimi anni la diffusione, seppur lenta e talvolta poco efficacie, diffusione di una maggiore cultura eco-ambientale ha prodotto dei maggiori sforzi per affrontare questa problematica.
Molti ricercatori hanno accettato la sfida nel ricercare delle possibili soluzioni per limitare o almeno contenere il problema e lo hanno fatto anche focalizzandosi sulla ricerca e sullo sviluppo di tecnologie innovative e contenitive (importanti fino a quando il sistema non riuscirà a sostituire questo materiale dannoso con uno maggiormente eco-sostenibile). In questo articolo, esploreremo quindi tre tecnologie interessanti e promettenti che sono state sviluppate per limitare l'inquinamento da plastica.
Tide Ocean
La prima di queste ha per oggetto il mare, troppo spesso vittima della plastica che finisce per danneggiare in modo grave l'ecosistema marino. Il ricercatore svizzero Thomas Schori ha studiato una tecnologia che permette di utilizzare i rifiuti di plastica estratti dal mare per fabbricare i cinturini degli orologi e molti altri oggetti simili. Questo progetto ha infatti portato al lancio di Tide, una realtà in grado di trasformare la plastica depositata in mare in granuli utilizzabili per gli orologi, per vari dispositivi elettronici, per alcuni complementi d'arredo da casa o da ufficio e persino per produrre parti di automobili.
Con un'altra lavorazione diversa i rifiuti possono essere trasformati anche in residui filamentosi e poi utilizzati per produrre capi di abbigliamento, oppure per la stampa in 3D, oggi sempre più diffusa. Questi sono soltanto alcuni esempi che mostrano come oggi sia possibile dare una seconda vita anche alla pericolosa plastica depositata in fondo al mare, grazie ad un processo che permetterebbe di "ripulire" le acque e di ridurre molto le emissioni di CO2 derivanti dalla produzione attuale.
Questo video permette di vedere il progetto in azione.
River eye e River cleaner
Il secondo innovativo sistema di contenimento dei danni prodotti dalla plastica è un progetto italiano. Purtroppo oggi sappiamo che i fiumi sono spesso dei veri e propri bacini di particelle di plastica, che finiscono poi nell'acqua che beviamo e con cui irrighiamo i campi. Grazie a River eye, un sistema di monitoraggio in grado di captare e analizzare le immagini dei rifiuti, oggi è possibile distinguere in automatico la plastica dalle materie organiche. Per ottenere questo risultato è necessario installare le River eye, ovvero delle centraline che devono essere posizionate sui ponti o lungo gli argini.
Questi dispositivi, che operano h24, sono già stati testati anche in Italia, per la precisione sui fiumi Arno e Po e sono una delle innovazioni prodotte appunto della startup italiana Blue eco line. La stessa realtà ha poi messo a punto anche il sistema River cleaner, un impianto che dovrebbe funzionare in abbinamento del primo dispositivo e viene posizionato sull’argine del fiume. Si tratta di una tecnologia in grado di intercettare i rifiuti e di trasportarli in autonomia fuori dall'acqua, al livello stradale. Un impianto pilota di questo tipo verrà presto posizionato sul canale San Rocco, in provincia di Grosseto.
The great bubble barrier
Il terzo progetto ha invece il compito di provare a intercettare la plastica prima che finisca all'interno di fiumi e canali. Questo nobile tentativo è stato studiato da un team olandese che ha messo a punto il progetto denominato: "The great bubble barrier". Nello specifico si tratta di una grande barriera composta da bolle. Il funzionamento è molto articolato e prevede che venga posizionato un tubo perforato sul fondo di un corso d’acqua. In seguito in questo condotto viene pompata una grossa quantità di aria che va a produrre una vera e propria barriera diagonale di bolle che spinge la plastica in superficie.
Questo processo funziona inoltre in modo eccellente, senza arrecare danni o disturbi ai pesci e alle imbarcazioni. Un progetto pilota al riguardo è stato sviluppato ad Amsterdam, per l'esattezza nel canale di Westerdok, e ha impedito ogni mese l'accesso a circa 8 mila frammenti di plastica che altrimenti sarebbero poi finiti nel mare del Nord. The great bubble barrier è un sistema interessantissimo che può essere apprezzato in questo video.